Orgia con la studentessa porca

Ne ho abbastanza di questo … alzati e seguimi!”; il mio insegnante di storia mi ruggì contro. Mi alzai in piedi, afferrai la mia cartella e lo seguì fuori dall’aula, sino in fondo al corridoio. L’insegnante, il signor Gennari, aprì la porta e mi presentò il mio insegnante di storia. Così mi fece cenno di accomodarmi seduta ad un tavolino. In quell’aula c’erano altri ragazzi poco bravi nella materia, per questo era stata organizzata una sessione di ripasso collettiva. Il mio insegnante di storia a sinistra ed il Signor Gennari seduto a destra, mi fece sedere tra i due ragazzi più simpatici della scuola, Pietro ed Anselmo. La loro fortuna era che i nostri posti erano in fondo all’aula, quindi potevamo fare quello che ci pareva senza essere disturbati dagli altri. Ad un tratto sentii una mano sulla coscia sinistra. Mi guardai intorno e scoprì che era Pietro, che mi sorrise, prima di fare scivolare la sua mano sulla mia gamba iniziando a giocare con l’orlo della gonna. La cosa mi rendeva nervosa, da una parte, ma dall’altra mi piaceva, lo trovavo intrigante. Ero immersa nei pensieri e mi spaventai non appena Anselmo appoggiò la sua mano sulla mia gamba destra. Mi fulminò con lo sguardo, e non ebbi tempo di parlare, quando sentii la mano di Pietro stringere delicatamente la mia coscia. A quel punto allargai le gambe un po’, quel tanto che basta per far scorrere la mano di Pietro su e giù per l’interno coscia.

studentessa porca Sentii la mano di Anselmo iniziare a palparmi le gambe ancora più forte così istintivamente allargai le gambe ancora di più, sentendo entrambe le mani strofinare su e giù le mie mutandine bagnate. Pietro spostò le mie mutande a un lato della mia fica, così Anselmo la teneva aperta, in modo da avere pieno godimento della mia bella passerina. Una delle dita di Pietro scivolò su e giù per la fessura. Mi trattenni dal fare un gemito, ma nel frattempo godevo e mi bagnavo come una porca. Improvvisamente Pietro spinse due dita dentro di me. Rimasi senza fiato e fingendo un colpo di tosse mi bloccai, mentre Pietro pompava le dita dentro e fuori dal mio buco stretto e contemporaneamente Anselmo mi masturbava il clitoride con il pollice. Mi guardarono e gli feci capire che era giunto il momento di sbottonarsi i pantaloni e mostrarmi ciò che avevano tra le gambe. Così fecero e dopo essersi abbassati anche le mutande, mostrarono il cazzo. Glieli presi in mano entrambi ed ho iniziato a muovere entrambe le mani su e giù. Entrambi mi guardarono, sorpresi che stavo al loro gioco e che li facevo godere, ma non mi dissero nulla. La scuola non era il posto adatto per farsi una sana scopata cosi decisi di proporre ad entrambi di incontrarsi al di fuori del cancello, dopo la lezione.

Il resto della giornata è trascorsa senza incidenti, sono rimasta sorpresa di vederli entrambi aspettarmi davanti al cancello, come avevo chiesto loro. Siamo andati a casa mia, che era proprio dietro la scuola. La casa era vuota, perché i miei genitori erano andati via per un viaggio di lavoro e non sarebbero tornati prima di un paio di giorni. Ho 19 anni e quindi posso rimanere a casa da sola. Siamo andati al piano di sopra in camera mia. Spinsi subito Anselmo sul letto. Mi inginocchiai accanto a lui, e così cominciò lentamente a sbottonarsi i jeans, per poi togliersi gli slip e per tutto il tempo guardandomi negli occhi. Mi spogliai e rimasi in mutande, mostrando un fisico degno di una modella, alto ed affusolato, con un seno prosperoso e due belle gambe. Mi sentivo le mani di Pietro spogliarmi le mie mutandine e poi ho sentito la sua mano ricominciare a palparmi in mezzo alle gambe. Cominciai a succhiare il cazzo di Anselmo, mentre la mia figa godeva delle dita di Pietro che la accarezzavano. Ero nel pieno del piacere, sbattuta da due uomini e schiava del sesso. Sentii la mano di Pietro iniziare a strofinare il mio clitoride ormai gonfio ed eccitato, prima lentamente, poi sempre più forte. Ho iniziato a gemere, mugulando e godendo, muovendomi a ritmo mentre facevo il mio bel pompino ad Anselmo. Ho sentito Pietro muoversi dietro di me, e io non sapevo quello che stava facendo, fino a quando ho sentito la sua lingua leccarmi la figa ed infilarsi tra le mie umide labbra e lui che mi penetrava con 2 dita. Ho smesso di succhiare il Anselmo ed ordinai a Pietro di scoparmi la figa o il culo, quello che gli piaceva di più. Si rialzò, e dato che ero già a quattro zampe, è stato facile per lui infilarmi il cazzo nella mia figa gocciolante. Gemevo ad alta voce mentre iniziava a spingere il suo cazzo fino in fondo, per poi tirarlo indietro, in modo che solo la testa era dentro di me. Mi scopò la figa per qualche minuto, togliendo il cazzo e spingendomelo dentro sino alle palle, sino a che non volle scoparmi anche il culo. Così sentii la testa del suo uccello spingere contro il mio culo vergine. Lui spinse dolcemente, non volendo farmi del male. Lo volevo dentro di me e gli urlai di scoparmi il culo. Devo dire di avere un bel culo, stretto, sodo, rotondo e voglioso. Urlai di piacere mentre il suo cazzo scivolava dentro e fuori di me, allargandomi il buco e facendomi godere come una lurida vacca. Ho sentito Pietro accelerare il ritmo, e sapevo che stava per sborrare. “Riempimi il culo con il tuo sperma”, gli dissi. Ho sentito il suo corpo tendersi, ed ha afferrato i miei fianchi per tenersi in equilibrio. Sentii il suo cazzo gonfiarsi non appena getti di sperma bianco crema uscivano dalla cappella per farcirmi bene il buco. Quando tirò fuori il suo cazzo dal mio culo, sentii che mi colava sborra dal buco alle gambe. Andai avanti a succhiare il cazzo e leccare le palle ad Anselmo, fino a portarlo sul punto di sborrare. “Oh Dio, sto venendo!” Anselmo gemeva, e ho smesso di leccargli le palle, e stavo per prendere nuovamente il suo cazzo in bocca, quando è venuto. Il suo sperma schizzò tutto sul mio volto e le mie tette. “Cazzo, che sborrata”, ansimò. “Andiamo in doccia”, dissi, ed andammo sotto la doccia insieme, dove impugnai i due cazzi e li segai nuovamente, fino a farli sborrare addosso a me. Ci siamo lavati, e poi era giunto il momento di salutarci. “Ci vediamo domani pomeriggio, ragazzi,” dissi. “I miei genitori sono fuori per il resto della settimana…”.

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