Strip poker con scopata finale
Era quasi mezzanotte ed eravamo quasi giunti al termine di una partitona durata tre ore di poker. Un grande silenzio, solo il ronzio del condizionatore. Eravamo un bel gruppetto di amici, Celeste, Giovanni, Adamo e Tim; proprio a lui toccava fare la sua mossa. Tim guardò intorno, cercando di individuare qualsiasi segno di debolezza nei suoi avversari. Primo Celeste, il più giovane del gruppo, pelle chiara, occhi verdi e un sorriso malizioso. Giovanni, alto, spalle larghe, il tatuaggio di un drago sulla spalla destra; Adamo, l’atleta, pelle abbronzata, folte sopracciglia, nero come l’iride degli occhi. Tenemmo tutti uno sguardo di ghiaccio, per non far capire a Tim che carte avevamo. “Mi gioco tutto”, disse Tim, e spinse tutte le sue chip verso il centro del tavolo, vicino alle tre carte del banco. “Coraggioso”, rispose Giovanni. Tutti fecero il loro gioco, tra sorprese, imprecazioni e delusioni generali. “Signori, e signore, ho perso e me ne vado”, disse Tim. La parola “signore” fu propizia, perché, complici i fumi dell’alcool, ognuno dichiarò la propria sessualità. “Io sono eterosessuale” ha detto Adamo. Celeste rise. “Io sono bi, e se vuoi te lo dimostro”, incalzo Giovanni. Tim uscì dall’appartamento, lasciando gli amici a giocarsi gli ultimi spiccioli rimasti con altre partite. Adamo, Celeste, e Giovanni erano amici da due anni, e compagni di stanza lo scorso anno, durante il primo anno di università. Adamo e Celeste si amavano e lui non vedeva di buon occhio che ci fosse Giovanni in camera con loro, e lui, d’altro canto risolveva la questione passando molto tempo in palestra o in biblioteca. “Sai, il nostro amico Tim ha avuto un’idea interessante”, disse Giovanni alla sua ragazza, riempiendole il bicchiere con molto altro whisky. “Che cosa? Strip poker?” Celeste aveva capito perfettamente. “renderà le cose molto più interessanti.”
Inoltre, siamo amici, non è così imbarazzante, e poi ci siamo già visti in mutande un sacco di volte. Celeste non era del tutto convinta. Adamo portò il suo bicchiere vicino alle labbra e bevve un piccolo sorso. Guardando i suoi due compagni di stanza, si strinse nelle spalle. “Forse è il whisky che mi fa parlare, ma non credo che sia una cattiva idea. “Voi ragazzi non fate altro che guardarmi il seno durante ogni partita. Ci sono 120 dollari in gioco. Quali sono le regole del gioco? Perdere una mano, indipendentemente dalla cifra scommessa, fa perdere un capo di abbigliamento”.
Adamo era d’accordo. Così le carte cominciarono a girare. Giovanni è stato il primo a perdere, togliendosi così la camicia, rivelando il suo fisico scolpito da intere giornate in palestra. Celeste buttò l’occhio e diede una rapida occhiata. Toccò a lei e la mano andò male e dovette anch’essa togliersi la camicia, mostrando un reggiseno nero che a malapena conteneva le sue enormi tette. Alla prossima mossa perdente Giovanni avrebbe perso i pantaloni.
La concentrazione di Adamo vacillò leggermente guardando le belle curve di Celeste. Aveva visto la ragazza in intimo in giro per la casa, ma la tensione del gioco gli fece perdere la concentrazione. Celeste perse le prossime due mani, togliendosi dapprima i jeans e poi, con un movimento rapido, sganciando il reggiseno. “Dannazione!” Giovanni ed Adamo erano sbigottiti dalla bellezza delle tette di Celeste. “Sono tette, ragazzi”, disse lei. Adamo fissava voglioso le curve delicate di Celeste, fissandosi sui capezzoli rosa e turgidi. Le carte sono state distribuite di nuovo, Chiamare, bussare, carta… le uniche parole che si sentivano. Giovanni perse, si alzò e si abbassò i boxer e mise in mostra un cazzo moscio lungo almeno 10cm, venoso e circondato da un ciuffo leggero di peluria nera, fresca di accorciamento. Sia Celeste che Adamo guardarono tutto questo ben di dio all’aria. “Accidenti!” riuscì a dire Celeste, prima di ricominciare con un’altra mano. Adamo diede uno sguardo incuriosito, si strinse nelle spalle, e tornò alle sue carte. Non poteva distrarsi, aveva una coppia di Regine e la mano era tutta sua! Celeste bussò e girò le carte, rivelando una regina ed un paio di sei. Adamo era determinato a rivolere indietro i suoi soldi e per fare ciò propose al gruppo una bella scopata di gruppo, se avessero annullato la partita a carte; insomma pagato per una bella orgia.
Ridendo disse a Giovanni che non lo riteneva buono per un’orgia. “Vaffanculo, amico, io sono un grande baciatore, le ragazze non si sono mai lamentate”. “Io non sono una ragazza”. Celeste interrumpe i due litiganti e si buttò sul letto a gambe aperte e con la figa al vento, dicendo che se rivoleva i suoi soldi dovevano baciarsi. Loro rimasero allibiti, ma alla fine accettarono. I due uomini si guardarono in faccia e si sdraiarono nudi sul letto l’uno accanto all’altro. “Allora”, Adamo chiese, visibilmente confuso: “Cosa dobbiamo fare?”. Giovanni non attese la risposta e prese l’iniziativa, prendendo Adamo per il collo e baciandolo, mettendogli la lingua in bocca. al suo fianco e si costrinse a labbra di Adam. Un bacio che durò cinque minuti, apprezzato da entrambi e pure dal cazzo di Adamo, che rispose indurendosi e mostrandosi in tutti i suoi 20cm, duri e con vene che lo attraversavano dal basso verso l’alto, pulsanti. “Ora basta. Non mi sono divertito, non mi è piaciuto”, disse poi. “Il tuo cazzo non sembra essere d’accordo,” disse Giovanni, indicando verso il basso. Adamo improvvisamente si fece rosso in viso, era visibilmente imbarazzato per l’erezione. “E’ proprio strano, quando ho succhiato il mio primo cazzo, mi sentivo allo stesso modo”. “Chi ha parlato di succhiare il cazzo?”, rispose Giovanni. “Ammettilo, sei curioso”, sbottò Adam (desideroso di succhiarglielo). “No”. “Celeste, che ne pensi?”. I due uomini erano curiosi di sapere il pensiero della loro amica, unico vero arbitro della situazione. Celeste pensò che una succhiata a Giovanni Adamo poteva pure dargliela, e magari prenderlo pure nel culo. Tanto sarebbe restato tra di loro. Adamo sospirò e prese subito in mano il cazzo di Giovanni, che in poco tempo rispose alla chiamata indurendosi. Era più piccolo del suo, sui 16cm, ma ugualmente turgido, con due palle penzolanti e depilate ed una cappella a fungo, violacea e desiderosa di sborrare. Si voltò a guardare Celeste, che sorrideva maliziosamente. “Potrebbe essere troppo grande”, disse lei, ridacchiando. In un attimo Adamo mise le labbra intorno al cazzo di Giovanni per una prima leccata e poi scese con la bocca fino alle palle, lubrificando tutta l’asta e poi cominciò la pompa; in pochi secondi tutto il cazzo era ben lubrificato e duro come il marmo.
Celeste, nel frattempo, si sditalinava la fica nelle mutandine di pizzo nere e guardando Adamo gli disse di staccarsi dal cazzo, perché lei sapeva fare di meglio, anche se Giovanni, visibilmente, apprezzava il pompino. “Ecco, quello che devi fare come prima cosa è leccare l’asta”. Celeste dava lezioni e spiegava come si faceva godere un uomo. Mentre succhiava Celeste ordinò ad Adamo di scoparle il culo, che nel frattempo si era bagnato. Mentre Giovanni scopava la bocca di Celeste, dandole forti colpi, tutti i 20cm di Adamo erano affondati nel culo di Celeste; forti colpi che l’aprivano in due. Lei ansimava e godeva come una troia, godendo nell’avere due cazzi insieme. Ad un tratto Adamo strinse le chiappe di Celeste perché stava venendo e mentre emetteva gemiti ed urla, mentre disse “vengoooo!”, lunghi getti di sperma caldo finirono nel culo della puttanella, riempiendola per bene. Ma lei non era soddisfatta del tutto e volle essere scopata ancora. Il cazzo di Adamo restò duro e, lubrificato dalla tanta sborra, andò avanti a scoparla in culo. Ad un certo punto Giovanni ed Adamo si diedero il cambio.
Il cazzo di Adamo finì in bocca di Celeste, che dovette prenderlo fino in gola, ricevendo colpi secchi, mentre il cazzo di Giovanni aveva bisogno di un buco dove sfogarsi e quale miglior buco il culo di Celeste, spanato, umido di sborra ed ancora voglioso di essere sfondato da un bel cazzo. Celeste godeva come una vacca, un cazzo nel culo ed uno in bocca e, contemporaneamente, si titillava la figa. Dopo qualche minuto Adamo tolse dalla bocca il suo cazzo e glielo ficcò nella figa, stra-bagnata e gocciolante. Colpi secchi ed i due uomini erano a pochi cm l’uno dall’altro. “Sborrate miei tori, riempitemi di caldo nettare”, furono le parole di Celeste, ma loro non l’ascoltarono, tanto erano intenti a scoparla. Ad un certo punto uscirono da Celeste, la girarono sulla schiena e dopo essersi segati ed averle detto di tenere la bocca aperta con fuori la lingua, le sborrarono sulla faccia e sulle tette. Getti di sborra raggiunsero la gola della donna, le tette, imbrattandola ovunque. A schizzate finite si sdraiarono sul letto esausti, ma soddisfatti.