Mi scopo la mia collega porca dell'ufficio

porca ufficio Non riuscivo a smettere di guardarla. Le sue grandi labbra, invitanti, fianchi sinuosi, piccola pancetta sexy, culo perfetto, gambe magrissime, che non sembravano avere fine. Lei era incredibile. La guardavo mentre attraversava il corridoio dell’ufficio, sperando che mi rivolgesse la parola o quanto meno salutasse. La seguì, fino a quando lei si girò di scatto, guardandomi con uno sguardo triste. “Rosario!” piangeva, farfugliava qualcosa, e lasciò cadere i suoi libri. “Ehi,” ho risposto senza problemi, aiutandola a raccogliere i suoi libri. “Ho pensato che fossi qualcun altro, ti ho confuso con Anselmo”, ha farfugliato. “Tesoro”, dissi, mettendo la mia mano sulla sua spalla. “C’è qualcuno che ti dà fastidio?” Mentre sistemava i suoi capelli biondi a coda di cavallo lei rispose: “No, no, niente”, ed un sorriso restituì un po ‘di colore al suo bel viso. “Va bene”, fu la mia risposta, mentre lanciai un’occhiata alle sue tette che spingevano contro la camicetta. Indossava un abitino bianco, senza reggiseno, un paio di jeans scuri e scarpe bianche. I suoi seni erano davvero in bella vista, ed io ero rimasto sorpreso. Sarebbe uscita con me? C’era solo un modo per scoprirlo. “Tesoro,” balbettai, “ti va di uscire per una pizza stasera?” Non ho nemmeno finito la frase che lei mi guardò felice e rispose, “Oh! Rosario mi piacerebbe, e tanto!” Ho sorriso, dicendo: “Ti passo a prendere alle sette e mezza”. Lei annuì, e poi andammo ognuno a casa propria, per decidere quello che avremmo indossato per l’appuntamento. Io indossai una camicia Hollister verde, che ha mostrato il mio fisico, con un paio di jeans scuri e scarpe classiche color marrone. I miei capelli castani erano ordinatamente pettinati a spazzola. Dopo essermi preparato, andai sotto casa sua. Scesi dalla macchina, mi avvicinai alla porta e suonai il campanello. Non c’era alcuna possibilità di tornare indietro. Il mio tesoro si stava sicuramente truccando e, conoscendola, avrà messo un po’ di make-up, avendo cura di utilizzare poco eyeliner nero. Il campanello suonò. Dopo poco lei uscì dalla porta, vestita in modo egregio, elegantissima, molto sexy. Stava nevicando. Le previsioni avevano indicato un po’ di neve, più tardi, ma non adesso. Sarebbe bastato questo per rovinare il mio appuntamento? Non ne ero così sicuro. Non ero il tipo di ragazzo che rinunciava facilmente. Lei guardandomi balbettò qualcosa “ehi… andiamo, è tardi e poi fa pure freddo, mi si stanno congelando le chiappe!”. L’ho seguita, aprendole la portiera, come segno di cavalleria. Mi misi a ridere e gettai la sciarpa sul sedile posteriore dell’auto. “Allora, dove stiamo andando?” Rosario mi guardò, poi si avvicinò per baciarmi. Risposi al bacio, godendo della sensazione delle labbra e delle lingue che si avvolgevano l’una nell’altra. Quando smettemmo di baciarci, sorrise, “Che ne dici se andassimo a casa mia?”. Il bacio che ci siamo dati era stupendo. Una volta a casa sua cominciò il secondo round, ancora baci e carezze, ma questa volta condite da un po’ di petting. Mi mise le braccia intorno al petto, toccandomi e strizzandomi i capezzoli, accarezzandomi l’ombelico per poi scendere giù per la mia bella figa rasata. Gemevo a bassa voce, e devo dire che ero pronta a donargli la mia verginità, se solo me lo avesse chiesto. “Non fermarti!” lo supplicai. Così fece, inserendomi un dito dentro la mia passerina. Giocò con la figa per qualche minuto, accarezzando le labbra ed infilando dita, godendo nel sentire l’umido dei miei umori. Volevo e volevamo di più ed una volta stesi sul divano, si tolse i pantaloni e si spogliò nudo. Cosa che feci pure io, poco dopo. Glielo presi in bocca in un sol boccone, succhiando avidamente e leccando ogni centimetro del suo cazzo, il tempo necessario per sentirne il sapore e lubrificarlo bene, mentre lui mi tintillava anche i capezzoli che al suo tocco diventavano duri. Presa dalla voglia spinsi la punta del suo cazzo nel buchetto della mia figa. Era così dannatamente stretto! Faceva molto male per cui non mi scopò molto e tornai a succhiarglielo ancora. Questa volta aveva il sapore di figa, i miei umori lo avevano lubrificato molto ed era pieno di miele dolce. “Va tutto bene”, disse lui, basta prendere la punta, passarci la lingua intorno, e poi lo si infila tranquillamente in fica… entra da solo”. Ridemmo. Era fantastico, lei ha fatto esattamente come le avevo detto. Sentivo la sua lingua muoversi sul mio cazzo, sulle mie vene e le palle. Poi, le cullava nella sua piccola mano, mentre le leccava e succhiava con lingua e bocca. Dopo un lungo e succulento pompino sentivo il mio corpo contrarsi e capii che stavo per sborrare. Lo schizzò le arrivò dritto in bocca e lei cominciò a bere, ma ne stava uscendo troppo, e si tolse il cazzo dalla bocca, facendomi sborrare sul suo viso e sulle tette. I suoi capelli avevano un ottimo aspetto pieni di sperma bianco. Avevo il cazzo ancora duro per cui lei si mise a pecorina e lubrificandomi con saliva e sperma che ancora gocciava, glielo infilai di colpo in culo, allargandoglielo in pochi istanti. La sentii gemere, ma di piacere e ben poco di dolore. La pecorina è una bella posizione, le palle sbattono contro la figa mentre scopo il culo, ma non era l’unica. La misi di fianco e da dietro le scopai anche la figa, sempre umida e pronta. Fu una scopata interminabile, fatta di colpi secchi, succhiate di capezzolo e strizzatine di clitoride; tutto insieme, ogni cosa andava bene per farla godere. Qualche colpo secco e ben assestato e sborrai una seconda volta, ora sulle sue chiappe e lo sperma colava un po’ ovunque. Eravamo esausti e nonostante la neve ed il freddo, lei era calda e vogliosa. Andammo a cena, non prima di aver deciso che, come aperitivo, ci sarebbe stato un bel pompino. Rigorosamente con ingoio!

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