Quel safari con il mandingo
Mi chiamo Roberta, ho 46 anni e sono una giornalista affermata che ha lavorato per alcune testate di una certa rilevanza. Io mi sono specializzata in reportage turistici ed infatti la cosa che adoro di più fare nella vita è viaggiare. Insieme alla mia amica del cuore Noemi, mia collega, abbiamo girato il mondo. Siamo entrambe single ed il ns.stipendio ci consente di poter fare viaggi fantastici. Abbiamo girato praticamente tutta l’Europa e due anni fa siamo stati in Cina e Giappone. L’anno scorso abbiamo scelto come meta gli stati uniti e quest’anno entrambe avevamo voglia di fare qualcosa di diverso, una vacanza più avventurosa ed abbiamo scelto di andare in Kenya. L’esperienza è stata fantastica. Quando dicono che l’Africa ti entra nel cuore dicono sicuramente il vero. Il Kenya è spettacolare ti sembra di essere ritornato indietro di centinaia di anni ed hai la netta sensazione che il vero mondo sia quello e che tutto il resto non sia altro che una spregevole contaminazione dell’uomo. Non si può immaginare un viaggio in Africa ed in Kenya senza pensare di fare un safari e quindi il penultimo giorno, tramite il nostro hotel, organizziamo il tutto. Ci vengono a prendere con due jeep enormi praticamente all’alba, due omini giganteschi che ci conducono con due macchine diverse in luoghi incontaminati dove leoni e giraffe ci sfiorano e la natura entra in tutti I pori della ns.pelle civilizzata. Verso mezzogiorno uno delle due guide , precisamente l’autista di Noemi rappresenta all’altro che secondo lui si sta avvicinando una tempesta di sabbia. Io però avevo saputo che nelle vicinanze vi era un fiume stupendo che non si poteva perdere e prego la mia guida di non tornare in hotel e di continuare. Noemi ha paura e decide di rientrare. Io invece convinco la mia guida a proseguire. Raggiungiamo il fiume e mi rendo conto che ne è valsa la pena ma mentre mi sto complimentando con me stessa la tempesta giunge e ci coglie totalmente impreparati. Fuga in auto tra mille rischi e riusciamo ad approdare in una specie di insenatura rocciosa che forma una specie di caverna. L’abbiamo scampata per un pelo ma siamo interamente ricoperti di sabbia. La mia guida, Antony mi consiglia di togliermi I vestiti e mentre me lo dice lui fa altrettanto. Immaginate una montagna di muscoli alta due metri, un torace scolpito un sedere di marmo ed un serpente di fuoco tra le mutande. Ebbene questa è la scena che mi si presenta in un primo pomeriggio di un martedì, in Kenya a migliaia di chilometri da casa. Io nel frattempo sono in mutande e reggiseno ed Antony mi guarda come un leone guarderebbe una gazzella che è venuta a bere ad un centimetro dalla sua bocca. Si avvicina e mi fa inginocchiare ed io con fatica enorme introduco il suo albero nero dentro la mia bocca. In realtà soltanto il glande già riempe la mia bocca. Con il mio movimento un po imbranato il suo cazzo diventa ancora più duro, si sdraia e mi da sedere sopra di lui. La mia fichetta viene invasa da un mostro ed io nonostante il dolore immane inizio a muovermi. Il mio corpo impazzisce e si scioglie in un orgasmo unico e pieno. Il suo membro esplode in un mare di sperma che mi inonda completamente mentre quasi svengo accucciandomi sul suo petto. L’anno prossimo voglio tornare ad esplorare nuovamente l’Africa e le sue bellezze.
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