Sandokan e la commessa tettona
Mi chiamo Rita, ho 48 anni e lavoro in un piccolo negozio di abbigliamento. A parte il titolare ci siamo io ed un’altra commessa, Antonella di 10 anni più giovane di me. Con la crisi degli ultimi tempi le vendite sono crollate ed il titolare ha deciso di chiudere il vecchio punto vendita e di aprirne uno nuovo all’interno di un grande centro commerciale. Ma anche così, dopo alcuni mesi in cui sembrava che le cose andassero meglio, il calo delle vendite è ritornato. Conseguentemente, verso le 19:00 il mio titolare, spesso va via, dopo aver raccolto i pochi euro incassati nella giornata ed io e Antonella rimaniamo fino alle 21:00 in attesa che entri qualche cliente. Quella sera Antonella era vicino alla cassa a sistemare alcune fatture mentre io, essendo già un quarto dopo le 20:00 stavo sistemando alcuni capi per essere già pronta al momento della chiusura. Sento la mia collega impegnarsi in un gentile quanto finto saluto misto ad un invito a non entrare in ora così tarda, mi giro e quasi mi viene un colpo. Mi trovo davanti un uomo sui 50 anni che era il sosia di Kabir Bedi in Sandokan. Premetto che sono innamorata di Sandokan da quando bambina vedevo i suoi film e sceneggiati, di aver invidiato in maniera vergognosa la perla di labuan e quindi mi è sembrato un sogno quando questo marcantonio alto più di un metro e novanta, con capelli lunghi barba lunga e occhi grandi e color nocciola intenso si materializza davanti ai miei occhi. Lui senza dire una parola sceglie dei jeans e mi chiede se è troppo tardi per provarli. Io balbettando gli indico i camerini. Lui mi lancia un occhiata di fuoco e scompare dentro uno di questi. Il mio titolare aveva recentemente ordinato, forse per tentare di incrementare le vendite, delle nuove uniformi che prevedevano dei fuseaux neri molto aderenti e camicette gialle scollate e strette. Eravamo insomma delle ape maia pronte a succhiare il miele. Io sono molto formosa e, soprattutto di seno, particolarmente abbondante. Alla vista di Sandokan, i miei capezzoli si erano imbizzarriti e lui lo aveva notato. Rimango come da copione nei pressi dei camerini nel caso il cliente abbia bisogno di supporto e, dopo qualche minuto sento che la tenda del camerino si apre e mi sento chiamare. Appena fuori dal camerino Sandokan mi accoglie con il cazzo di fuori appena celato parzialmente da una camicia blu. Con un sorriso commovente mi chiede di portargli un paio di pantaloni di taglia inferiore a quella appena provata, io con la testa che mi sta scoppiando volo nello stand apposito, verifico che la mia collega, ignara è sempre alla cassa e che non si è accorta di nulla e ritorno dentro. Porgo i pantaloni ma lui mi tira dentro il camerino. Arrivo al suo collo e lui non fa fatica a farmi inginocchiare sul suo uccello. Mi prende la testa per i capelli e dirige la mia bocca. Io prendo il suo cazzo e lo ficco dentro sino alla gola. Lui asseconda i miei movimenti ed io spompino per nulla imbarazzata. Sandokan mi fa alzare mi gira, le sue mani grandi e calde abbassano fuseaux e mutande contemporaneamente, entra due dita nella mia fica per prepararmi ma non ve ne è bisogno sono una fontanella già pronta. Entra dentro di me con un colpo secco e profondo. Qualche colpo ben assestato ed io vengo in un lago di sperma. Mi sussurra alcune parole che io non capisco perché sono frastornata, mi aiuta a ricompormi ed insieme andiamo in cassa. Paga i pantaloni e scompare mentre io mi do dei pizzicotti per essere sicura di non aver sognato.
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