Sesso selvaggio nel fienile

Il vento le accarezza i capelli mentre guardava l’uomo dei suoi sogni farle una chiara dichiarazione d’amore. Sorridendo timidamente, lei guarda in basso mentre si sistema la parte inferiore del vestito. “No, mi prendi in giro, lo so…” risponde lei guardando in basso e notando che lui le stava prendendo la mano.

No, non lo fare …” incalzò lei con un sorriso ancora più luminoso, cercando di non farsi buttare nel torrente dal suo uomo.

"Sì, lo faccio!”, rispose, mentre la spinse giù nell’acqua fredda, giocosamente.

scopata fienile Sara afferrò una manciata di fango e gliela tirò. La battaglia ebbe inizio. E ‘vero quello che dicono … che l’amore vince tutto. L’amore vince la depressione, conquista la paura e l’odio, la rabbia e la gelosia … ed è il vero significato della felicità. Trovare una persona speciale non è solo una passeggiata nel parco. Era stata una giornata calda e perfetta per fare il bagno nel torrente. Il lancio di fango era diventato un gioco. “Non posso aspettare fino a che inizierà la scuola”, ha detto Sara con una specie di bagliore negli occhi, guardando Carlo. “Voglio dire … saremo insieme praticamente tutti i giorni”. “Già…” disse Carlo, guardando nel vuoto con gli occhi socchiusi. Sara lo baciò sul mento . “Ti amo,” disse con una risatina nervosa. “Anch’io ti amo”, ha detto Sara ridendo. Un tuono risuonò attraversò l’aria, facendoli tremare. “Porca puttana…” mormorò Carlo, guardandosi intorno. Probabilmente dovremmo uscire”, disse Sara e si alzò in piedi, lasciando che l’acqua dai capelli le corresse lungo la schiena fredda. Carlo si alzò con lei e si precipitarono sulla spiaggia per asciugarsi. Come si avvolsero in asciugamani grandi, cominciarono a sentire la pioggia cadere. “Mew!” Gridò Sara mentre sentiva le gocce ghiacciate colpire il suo viso, stringendo le braccia per trattenere il calore. “Avanti!”, Ha detto Carlo prendendole la mano, “torniamo a casa”. Corsero su per la collina schivando gli alberi, ed in poco tempo hanno finalmente raggiunto la porta di casa, tremando dalla pioggia che ha cominciato a cadere più intensa di minuto in minuto. Così come la mano di Carlo ha raggiunto la maniglia, si rese conto con orrore tanto che aveva dimenticato dentro qualcosa di molto importante. “Ho dimenticato la mia chiave,” mormorò con un sorriso abbozzato. “Amore…” gemette Sara, “la mia macchina è in garage e così il mio telefono… quando torna tua mamma a casa?” “Sinceramente … non lo so”, ha detto Carlo guardandosi intorno con impazienza, “è in ritardo”. “Dove andiamo… allora?” Chiese Sara, mordendosi le labbra tremanti. “Ho lasciato il capannone aperto ieri sera quando ho falciato il prato”, ha detto Carlo, indicando il capannone rosso alla fine del prato a destra prima del colle, “Potremmo andare lì fino a quando mia madre torna a casa”.

Sara afferrò la mano di Carlo e si misero a correre verso il capannone. Quando arrivarono a metà prato, Carlo si fermò velocemente e la prese tra le braccia, premendole il petto contro il suo, baciandola. Le loro labbra erano bagnate ed il corpo di Sara fremette di piacere. Sorrise, e le guance si fecero un po’ rosse. Entrarono nel capanno e Carlo le tenne la mano mentre salivano i gradini di legno. Chiusero la porta dietro di loro per tenere un po’ di calore dentro, ma faceva tanto freddo. Sara ha cercato Carlo con le mani fino a quando non ne sentì il freddo, umido torso. Premendo il suo corpo freddo contro il suo, lui la avvolse tra le sue braccia, mettendo le mani sulla sua schiena. Sara sentiva qualcosa spingere contro la sua coscia e sorrise maliziosamente al buio. “Cos’è questo?” disse mentre la sua mano tastava il pacco, rigonfio dal cazzo eretto del suo ragazzo. “E’ felice!”, disse, mentre strusciava la punta delle dita nei boxer, cominciando ad avvolgere la sua erezione. Sara si rese conto che stava andando in trance dal piacere, ma non volle fermarsi. Si mise in ginocchio e presa dall’eccitazione, tirò giù i boxer bagnati. “Sara…” disse Carlo, mentre le accarezzava i capelli con dolcezza, “E se mia madre dovesse arrivare…?” “Sono abbastanza sicura che il capannone è l’ultimo posto dove lei ci cercherà…”: “Sì, ma …”. Carlo non ebbe molto tempo per reagire perché non appena la sentì la calda bocca di Sara sul suo prepuzio, e le labbra scivolare lentamente giù per il suo cazzo duro e nodoso, emise una serie di gemiti, e si spinse indietro sino ad appoggiarsi alla parete. La pioggia ticchettava contro il soffitto, ma non coprirono i rumori che la bocca umida e vogliosa di Sara provocava andando su e giù per il bel cazzo del fidanzato. “Oh baby…” balbettò sottovoce mentre tenendo ferma la testa con entrambe le mani, glielo spinse in gola. Sara soffocò un po’ e tossì, ma non si fermò e si lasciò scopare la bocca e la gola con tanta forza, enorme era la voglia di sentire quel turgido uccello in bocca. Sara voleva sentire gli schizzi di sborra in bocca, ma Carlo voleva scoparla e la fece appoggiare al muro, dopo averla spogliata nuda ed essersi fermato per un istante a guardare quella passera pelosa e quel culetto stretto e voglioso. “Voglio assaggiarti…” le sussurrò, mentre passò le dita su e giù per la sua figa, “hai una bella fica, voglio leccartela per bene e farti godere…”. Lui le prese entrambi i suoi seni tra le mani e cominciò a massaggiare con le dita. Mentre massaggiava un capezzolo, succhiava l’altro. Scendendo con la mano lui trovò la fichetta umida e lentamente le inserì un dito tra le labbra. Lei gemette mordendosi le labbra mentre lui la faceva godere masturbandole il clitoride. “Voglio leccarti” sussurrò ancora una volta, “Voglio leccare il tuo clitoride”. “Oh Carlo …” balbettò, “Per favore …” Carlo la prese per la vita e la fece sedere sul tavolino. Prendendo le caviglie stese le gambe per riuscire a guardare bene la figa gocciolante, e le belle labbra larghe e rosee. Un po ‘imbarazzata per la situazione, Sara fece una smorfia, sentendo la lingua leccare le cosce morbide. Le sue dita continuavano a scorrere su e giù per la vagina, la sua lingua scendeva verso il basso sino a raggiungere il buchetto della fica.La passò sul clitoride, facendola gridare di piacere. Grondante di sudore, di saliva, e della broda della passera della ragazza, Carlo andò avanti a leccare, incurante del tempo, del freddo e della possibilità che qualcuno potesse entrare nel capannone. “Oh … Carlo,” gridò Sara dal piacere “voglio di più … voglio di più da te”. “Che cosa vuoi baby?” “Di più, fottimi”. “Oh, dimmi quello che vuoi, baby, ed io te lo darò”. “Voglio il tuo cazzo,” ansimò, mentre teneva gli occhi chiusi e cercava il cazzo con le mani. Voglio il tuo cazzo dentro di me. Voglio che tu mi sborri dentro e mi fai sentire una vera troia”. Carlo le prese la mano e la portò al suo cazzo durissimo. “Stavi cercando questo?” Sussurrò con un sorriso sciocco. “Sì”, gemeva lei: “Io lo voglio dentro di me, voglio godere e sentire male”. “Oh baby …”Carlo avvolse le mani intorno alla sua vita ed appoggiò il suo cazzo sulle labbra della fica d Sara, facendoglielo sentire. Di colpo spinse il suo cazzo nella figa e lei balzò indietro con un forte, piacevole gemito.

Il suo respiro divenne agitato man mano che i colpi si facevano più forti. Lentamente cominciò a spingere il suo cazzo dentro di lei, ed i loro gemiti divennero forti e profondi. Lei gemeva più forte, ed improvvisamente barcollò indietro, il suo respiro si fece più rapido mentre si contorceva intorno al tavolo. Improvvisamente lui, mentre spingeva il suo cazzo dentro di lei, gridò che stava per sborrare. Il suo orgasmo era lungo e sentì i suoi fluidi caldi scorrere lungo tutta l’asta, riempire il cazzo e quasi arrivare alla cappella, pronti per il getto finale. Non sapendo cosa fare, Carlo tirò fuori il suo cazzo e le sborrò sulla fica, coprendogliela tutta di calda sborra bianca. Il cazzo era rimasto duro, segno che ci voleva una seconda scopata per accontentarlo. Carlo la guardò mentre si inginocchiava sul tavolo, con lo sperma che gocciolava dalla sua vagina aperta. Tenendole fermo il culo, lentamente fece scivolare il suo cazzo nella figa ancora una volta e cominciò a scoparla da dietro. Ogni spinta fu più veloce. La scopò per un buon quarto d’ora, affondandole tutta l’asta sino in fondo, facendola godere ad ogni colpo. Da Come sentiva il suo cazzo palpitante capì che era giunto il momento. La scopò più forte, sino a riempirle la figa di sborra. Quando tirò fuori il cazzo, lo vide ancora gocciolante e lei glielo ripulì per bene con la lingua, mentre tutta la sua figa grondava di crema calda. “Ti amo”, sussurrò lei, con una voce rotta dall’emozione e dal piacere provato per la scopata.

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