Con la scusa di un convegno, scopo la una sconosciuta

Attirai la sua attenzione, una barzelletta, due parole ed abbiamo riso come matti. La sensazione di ubriachezza era nuova per me.  I suoi occhi azzurro acqua mi colpivano ogni volta che incrociavo il suo sguardo. Ero preso dal guardarle e lei mi tirò via dalla pista da ballo, invitandomi al bar. L’ho conosciuta durante un convegno, mi era stata presentata da un amico comune. Luciana era snella e graziata, con capelli chiarissimi e seducenti labbra di rubino. Strizzò l’occhio e mi avvicinai a lei. Eravamo tutti e due adulti ormai, ma così inesperti e sessualmente immaturi; chi fece la prima mossa? E’ stata lei. Strinse le braccia intorno alla mia testa, scompigliandomi i capelli, e scherzosamente si morse il labbro inferiore. “E ora?” Tremava. L’ho preso come un gioco e le strinsi una coscia. “Qualunque cosa tu voglia”, dissi prendendola in giro, ridendo. Mi ha guardato in modo strano, quasi preoccupata, mordicchiandosi nuovamente le labbra. Siamo rimasti lì, perso in un l’altro, e ho cominciato ad accarezzarle i fianchi e bel culo rotondo e rotondo.  Luciana spinse la sua lingua tra le mie labbra ed abbiamo limonato finché eravamo a corto di fiato. “Boh… Sono stanca“, disse quasi gemendo. Sorrisi. “vieni che ti scaldo un po'”, dissi stringendola a me. Ottima scusa per sentire il suo prominente petto contro di me ed immaginarmi che forma avrebbero avuto le sue tette, dato che non le avevo mai viste se non chiuse in abitini stretti, ma che non lasciavano nulla all’immaginazione. Ero già piuttosto in imbarazzo, e si notava che la volevo possedere. Luciana è stata immediatamente affascinata dal mio comportamento ed ha tracciato il contorno della mia erezione con la punta delle dita. Io, di contro, ho tracciato il contorno dei suoi seni, stuzzicandone la punta. Gemeva e timidamente ha tirato su il suo top di pizzo, appena ebbi finito di toccarla. Il reggiseno era notevolmente troppo piccolo per i suoi seni maturi, e potevo vedere chiaramente i capezzoli irrigiditi sotto il vestito. Ho cominciato a baciarla sulla gola, assaporando ogni centimetro della sua carne morbida, mentre lei si strofinava il mio pene attraverso i miei pantaloni. Un attimo e si slacciò il reggiseno, continuando a baciarmi ed a strusciarsi su di me; ad un tratto mi abbassai sui suoi capezzoli, prendendo una tetta in bocca e succhiando. Lei non stette con le mani in mano e si affrettò a slacciarmi i pantaloni, facendoli cadere, insieme ai boxer, per terra. Le presi la mano, la avvolsi intorno al cazzo fremente e spinsi la sua testa dolcemente verso il mio inguine. Non si tirò indietro e mi strusciò dapprima le tette sul cazzo e poi, piano piano leccò intorno al mio membro, fino alla base delle mie palle, sino ad arrivare alla parte superiore delle cosce. “Da brava, fammi godere come sai fare tu!”, le dissi mentre le strizzavo ancora le tette e spingevo la sua testa sul mio gingillo. Luciana prese il mio cazzo in bocca, succhiando veloce.

scopata convegno Nel frattempo le avevo tirato su la gonna, e si stava togliendo le mutandine. “Voglio che tu mi sfondi!”, mi ordinò. “Voglio che tu mi faccia sentire davvero troia!”. Smise di succhiare e ne approfittai subito, prendendole entrambe le tette tra le mani e tirandole come se stessi mungendo una mucca. Luciana si spogliò con vigore le mutandine, lasciando all’aria aperta la sua bellissima figa depilata, leggermente umida e cominciai così a strofinare le dita sul suo clitoride, stuzzicandole anche le labbra e toccandole, di tanto in tanto, il buchetto bagnato. Il mio pene eretto sbatteva contro le cosce, nella sua mano, poi sulla bocca, per sfregare infine tra le sue gambe. Con due dita, ho cominciato a tenerle allargata la figa calda, consentendo ai suoi succhi dolci di bagnarmi le mie dita. Luciana afferrò la mia mano e succhiò ogni dito, assaporando il gusto della sua figa umida, e al tempo stesso mi masturbò con la mano sinistra. “Ora sfondami e sborra, ma voglio sentirla colare dentro di me”, fu l’ordine impostomi da Luciana, mentre si apriva le gambe, pronte per accogliere tutto il mio arnese. Non avevo bisogno di altro permesso. Ho guidato il mio cazzo nella sua fessura fradicia e la mise a sedere con le gambe a cavalcioni sopra di me, in modo che mi potesse cavalcare. Luciana allargò bene le gambe, appena iniziai a farla scorrere su e giù. Un colpo secco e deciso e la sua verginità mi appartenne. Lei ringhiò con un misto di dolore e piacere e mi tirò violentemente contro di me in modo da potermi baciare mentre rimbalzava su e giù. “Ancora, ancora… lo voglio tutto!”, urlò. “Prendilo, è tutto tuo, fammi sentire come è bagnata e morbida la tua figa, troia” gemetti. Ho lavorato il suo buchetto, aumentando la velocità fino a quando i nostri corpi erano una cosa sola. Ho sentito il mio battito cardiaco accelerare, ed una meravigliosa sensazione di euforia entrarmi in testa, e di colpo sborrai tutto dentro la sua passerina. Sentii lei urlare di piacere sentendo quei getti caldi dentro. Non riuscivo a smettere di muovermi, stringendo Luciana stretta a me. Dopo la sborrata, si spostò, giunto in tempo per vedere tutto lo sperma colarle fuori e cadere sulla mia gamba. Mi misi a leccargli figa e clitoride, un sapore misto di sperma ed umori femminili. La leccai quanto basta per farla arrivare all’orgasmo. Luciana si dimenava e contorceva, spingendo la mia testa sempre più contro la sua fessurina umida. Infilai la lingua alla base della sua figa, e leccandogliela per bene, sembrava che gliela avessi asciugata; passai poi al suo clitoride, intorno al suo ombelico, gli leccai i capezzoli, arrivai al collo, per giungere infine alla sua bocca socchiusa dal piacere, che baciai intensamente, mettendole la lingua in bocca e scambiando con lei i sapori appena sentiti. Ci siamo baciati, ed il gusto era di sesso. Un buon sapore. Luciana era una buongustaia.

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