La scolaretta nerd in calore scopa il suo compagno di banco

scolaretta calore Da secchiona quale ero, ho deciso di cambiare stile di vita e vestiti. Ho indossato un paio di jeans stretti ed una canotta per andare a scuola e dato che era il mio ultimo anno di scuola ho pensato che sarebbe stata una bella idea. Tutti gli occhi erano su di me ogni qualvolta entravo in istituto ed è strano per me sapere che tutti mi guardavano. Così anche Davide, di 18 anni, stella della squadra di calcio, bel tipo. Non mi piaceva essere guardata, mi dava fastidio che tutti fissassero le mie tette, premute in stretti reggiseni, che parevano scoppiare da un momento all’altro. “Posso aiutarti?” Gli chiesi. Mi voltai verso di lui. Sapevo che avrebbe avuto una risposta intelligente. “Sì, mia bella fighetta, sei brava in matematica no?” Ridacchiò. Se non lo conoscessi meglio capirei che si trattava di una trappola. Ma era il modo più intelligente che conosceva per abbordare una ragazza. Non sapevo dove voleva arrivare, ma mi comportai da figa che se la tira. “Sì, sono il top nella mia classe. Ho tutti ottimo”, dissi stupidamente. Ha preso l’esca, come ho potuto vedere dallo sguardo sul suo volto. “Ottimo, perché io faccio schifo in matematica”, ha detto con sarcasmo. Sapevo per certo che aveva la media del discreto, perché l’ho aiutato diverse volte. “Certo, ti aiuterò, non è un problema”, gli risposi stizzita, chiedendo di scegliere solo il giorno e l’ora per vederci. Aggiudicato per il giorno stesso, “Beh, a casa mia, naturalmente. Puntuale alle 6!”, mi disse. Grugnì appena feci sbattere la porta dell’armadietto davanti a me facendo cadere a terra tutti i miei libri. Appena mi chinai a raccoglierli ho sentito un grugnito provenire da Davide mentre camminava dietro di me. Il resto della giornata non ero molto concentrata a scuola e tutto quello a cui riuscivo a pensare era andare a casa di Davide e quello che avrebbe avuto il coraggio di fare. Le ore di scuola passarono velocemente. Così mi sono diretta subito a casa, mi feci una doccia veloce e corsi ad aprire l’armadio per vedere quali vestiti avrebbero fatto più danni. Lo ammetto, avevo una cotta per lui, da molti anni. Tutto è iniziato un giorno, mentre si allenava in palestra. Per fare colpo su di lui, avevo indossato un top bianco trasparente e una gonna scozzese corta. Ovviamente senza mutandine, senza reggiseno e si potevano vedere i miei capezzoli che spuntavano fuori dalla camicia, e quando mi chinai ebbe una bella vista della mia figa appena rasata. Volevo che quel pomeriggio di studi sfociasse in una notte che non avrebbe dimenticato tanto facilmente.

Mi infilai i miei calzettoni bianchi, alti fino al ginocchio e le mie stupende scarpe nere, con i tacchi alti. Mi voltai per un’ultima controllata allo specchio prima di partire. Questo vestito gli avrebbe fatto venire voglia. Indossai un lungo cappotto per nascondere quello che avevo addosso. Guardai l’orologio, le 5:30. Ci vogliono circa dieci minuti di macchina da casa mia alla sua. Così ho raggiunto la sua casa e ho notato che sua mamma e papà non erano in casa, poiché le auto non erano nel parcheggio. Grande, la casa era tutta per noi. Ho guardato il mio orologio. Ero in anticipo, ho sperato che fosse qui. Quando aprì la porta vidi subito che indossava i pantaloncini da basket ed una canotta. “…sei in anticipo”; si precipitò addosso a me, afferrandomi il cappotto e disse con rabbia: “Se dirai a qualcuno della nostra serata, sarà un brutto anno scolastico!” Scossi la testa sì come se fossi spaventata, ma in realtà io non aveva intenzione di dirlo a nessuno. “Allora, dove sono i tuoi libri? Sono qui per aiutarti, vero? “, Ha detto, notando nessun libro solo una matita e un blocco di carta in mano. “Oh, ho pensato che avremmo utilizzato il tuo libro. In questo modo sarà più facile”, dissi riponendo la matita e block-note sul tavolo nella stanza di fronte. Riposi il cappotto e fui pronta per la lezione. Mi voltai per vedere lo sguardo sul suo volto. Era scioccato per quello che avevo addosso. “Qual è il problema Davide? c’è qualcosa che non va?”, chiesi con un sorriso. “Wow sei fantastica. Ti sei vestita da figa solo per aiutarmi in matematica?”, chiese diventando tutto rosso.

Notai anche un curioso rigonfiamento nei pantaloni. Gli piaceva quello che stava vedendo. “Allora andiamo al piano di sopra e prendi anche il libro di matematica...” dissi con una strizzatina d’occhio. “Ah, sì giusto” balbettò mentre si dirigeva al piano di sopra, in camera sua. Presi matita e block-note e lo seguii. La sua stanza era pulita e piena di trofei per ogni tipo di sport. Afferrò il suo libro e si lasciò cadere sul letto. “Bene, cominciamo con questa odiosa matematica”. Mi avvicinai a lui e feci finta di far cadere la matita, chinandomi per raccoglierla. Ero vestita in modo che appena mi chinavo il mio vestito saliva, lasciando in bella vista la mia fichetta. Non avevo messo le mutande, apposta. Si voltò ed ebbe il mio culo di fronte a lui e chinandosi per raccogliere la matita, ci mise molto tempo, gustandosi lo spettacolo. Ho notato che stava guardando ancora. Fissava a destra la mia figa. “Ti piace quello che vedi, Davide?” Chiesi mentre mi passavo le dita in mezzo alle gambe, cercando di arraparlo di più. “Ho una bella fighetta, vero?”. Deglutì a fatica, mentre cercava di parlare. “Cacchio, si che mi piace quello che vedo“. Lui si alzò dal letto e si avvicinò a me. Rimasi sorpresa, perché afferrò i miei fianchi con entrambe le mani. Tirò fuori la lingua e leccò la mia figa. Le mie ginocchia divennero deboli e caddi in ginocchio con la mano sul pavimento. “Non avevo idea che tu non indossassi le mutandine” disse mentre alzava la gonna al di sopra del mio culo. “Beh, le ho dimenticate e non ho voglia di studiare matematica”, dissi mentre mi sbottonai la camicia e me la tolsi. Si voltò e si tolse la canottiera. Mi voltai e lo baciai mentre si toglieva i pantaloncini. Il suo cazzo era incredibile, semi duro. “Wow sei un ragazzo molto sviluppato” sussurrai in un orecchio mentre accarezzavo il suo cazzo. Con le mani mi masturbò i capezzoli duri, facendomi i complimenti per le mie bellissime tette, della forma giusta e morbide al punto giusto. Succhiava avidamente i capezzoli ed io urlavo come una troia, mentre mi infilava un dito nella fica ormai umida dei miei umori. Mi chinai e leccai il suo cazzo, e sentii la mia fica e il culo aprirsi per bene, vogliosi di essere scopati a dovere. Gemette non appena la mia bocca prendeva velocità andando su e giù. Gemette più forte quando aumentavo sempre di più la velocità. La mia fica ormai era bagnata e gocciolante e reclamava la sua dose di cazzo, ed anche io, devo ammetterlo, avevo voglia di essere scopata. “Hai un preservativo, Davide?” gli ho chiesto, togliendomi la gonna. Lui si alzò e aprì un cassetto del suo comodino e tirò fuori un preservativo. “Ecco a te” disse mentre me lo porgeva. Dopo averglielo indossato, mi misi a smorzacandela ed infilai tutto il cazzo nella mia fica vogliosa. Sentivo ogni centimetro della sua carne aprirmi le labbra ed il clitoride, godendo come una vacca in calore. “Questo è il modo migliore per studiare matematica,” Davide grugnì. “E’ solo l’inizio, Davide, sei stato un cattivo ragazzo. Ho intenzione di punirti per quello che hai fatto. Non ti ho dato il permesso di leccare la mia figa, è da cattivi ragazzi”, dissi con un sorriso sul mio volto. Davide sorrise e disse: “Oh! padrona mi spiace, non lo farò più”. Così presi più ritmo ed iniziai a saltargli sul cazzo, per sentirlo più in profondità. Volevo fare in modo che questa diventasse la migliore scopata che abbia mai fatto. “Posso toccare le tue belle tette?”, chiese mentre le sue mani scandagliavano tutto il mio corpo. “Sì, puoi, e visto che lo chiedi puoi ancora succhiare i miei capezzoli”. Questo ragazzo mi stupiva ogni secondo.

A scuola dava lui gli ordini, era il capo, il capitano. Ma non qui. Gli piaceva essere lo schiavo ed io la padrona. Io comandavo. La figa è mia e se vuole scoparmela deve fare come dico io. Mentre stavo aumentando sempre più la velocità afferrai la sua testa per i capelli e lo baciai forte. Continuai a spingere il suo cazzo nella mia fichetta, sempre più veloce. Le mie tette rimbalzavano nelle sue mani. Lo sentii gemere “oh merda! Sto venendo, sto per esplodere!”. In quel momento presi velocità per l’ultima volta ed abbiamo raggiunto l’orgasmo insieme, urlando. Sono crollata sopra di lui, nessuno dei due riusciva a fiatare. Davide mi guardò negli occhi e disse: “Lo sai che io sono bravo in matematica, volevo solo che tu venissi a casa mia per scopare”… Senza fiato, ho risposto: “Sì lo so, perché tu pensi io non abbia indossato reggiseno e mutandine? Ho voluto divertirmi un po'”. A scuola ti vanti di essere un giocatore bravo e di fare sesso con tutti i tipi di ragazze. Ecco perché ho pensato che volessi vantarti di averlo fatto pure con me, dissi. Niente di tutto questo è vero, disse guardandomi come se fosse imbarazzato. Evidentemente con le ragazze non aveva tutto questo successo. “Cosa vuol dire che non è vero? Non eri vergine vero?”, chiesi. Incredibilmente il suo volto diventò rosso come lo guardai negli occhi. “Questa è stata la mia prima volta.”, disse molto imbarazzato. Risi. Non posso credere che tu fossi vergine; un ragazzo come te non dovrebbe fare fatica a conquistare una ragazza come me. La lezione di matematica non era finita e come mi alzai prese un altro preservativo.

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